"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."

"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."
Edward Hopper Sole del mattino

mercoledì 11 aprile 2012

«Si potrà vincere la morte con lo sforzo della resurrezione»

Il figlio del re, avendo dimenticato in terre lontane (in Egitto, cioè in schiavitù) la propria stirpe e il proprio compito (portare via al Serpente e portare al Padre una misteriosa perla), riceve una lettera salvatrice da casa:


«Com’era inciso nel mio cuore,

così erano incise le parole della lettera.


Mi ricordai che ero figlio di re.

Che la mia libertà esige quanto

le è conforme,

Mi ricordai anche della perla,

Per la quale ero venuto in Egitto…»
(Boris Pasternak, Nella settimana santa, da Poesie di Jurij Živago)

Questa volontà risveglia dal torbido sonno della prosaica banalità quotidiana, come racconta l’antico canto siriaco Inno della perla, tradotto da Sergej Averincev.

L’uomo attuale si è ricordato di essere misero e disutile, di essere un servo debole, cosa di cui si era dimenticato l’umanesimo classico, di cui si era dimenticato l’Illuminismo. Ma questa memoria non sarà completamente vera se non arriverà fino in fondo, cioè sino al principio: «Mi ricordai che ero figlio di re».

Se non ricorderà di essere ricordato, cosa di cui non smette di stupirsi il salmista.

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