"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."

"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."
Edward Hopper Sole del mattino

martedì 24 gennaio 2012

"È ragionevole credere in Gesù Cristo?"

“Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere, credere proprio, alla divinità di Gesù Cristo?” Questa domanda di Dostoevskij, lanciata più di un secolo fa, conserva oggi tutta la sua attualità. Di fatto, tutta la cultura che ci circonda risponde negativamente: non è ragionevole credere che Dio si sia fatto carne. In realtà va oltre: non è ragionevole credere nell’esistenza di Dio. È come credere ai dischi volanti.
Che sfida lancia alla fede questo contesto culturale? Diciamolo con chiarezza: non è possibile credere a qualcosa che non sia ragionevole. Se la fede non fosse ragionevole finirebbe confinata nel mondo della devozione e delle credenze per poi venire abbandonata come una cianfrusaglia inutile.
In un tale contesto, il ruolo della famiglia cristiana è decisivo.
È il contesto familiare il luogo in cui il bambino viene introdotto alla realtà. Se una madre si sorprende davanti alle cose più quotidiane, come la presenza di suo marito o una notte stellata, suo figlio imparerà a riconoscere la realtà come segno e non si arresterà alla superficie. L’ipotesi di Dio si farà strada nella sua vita.
Se vivendo la bellezza del Cristianesimo dentro la Chiesa un padre e una madre si perdonano davanti ai figli, se il loro affetto reciproco cresce nel tempo, allora il loro bambino imparerà che Cristo ha a che vedere con l’affetto. Se un padre concepisce il lavoro come una vocazione e non come qualcosa da sopportare, se la casa è un luogo aperto nel quale entrano ed escono persone contente perché hanno incontrato Cristo, allora il bambino capirà che la fede ha a che fare con il mondo intero. Potrà rispondere affermativamente alla domanda di Dostoevskij.

 Ignacio Carbajosa - Responsabile di Comunione e Liberazione in Spagna


Icona della Trasfigurazione realizzata da Giovanni Caronia

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