"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."

"Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto."
Edward Hopper Sole del mattino

venerdì 18 gennaio 2013

sulle tracce di Czeslaw Milosz

CONFESSIONE 1986



Signore Iddio,
ho amato la marmellata di fragole
e la buia dolcezza del corpo femminile
e la vodka ghiacciata e le alici sott’olio,
e il profumo della cannella
e dei chiodi di garofano.
E dunque che profeta posso mai essere ?
Tanti altri, degni di fede,
furono giustamente scelti.
Chi mai mi crederebbe ? Poiché hanno visto
Come mi lancio sul cibo, tracanno il bicchiere
E guardo golosamente il collo della cameriera.
Sono difettoso e ne sono cosciente.
Desidero la grandezza
la so riconoscere ovunque si trovi
senza tuttavia avere uno sguardo chiaro.
Sapevo che cosa sarebbe rimasto
Per gli inferiori, come me :
un festino di brevi speranze,
un’assemblea di orgogliosi,
un torneo di gobbi,
la letteratura.

Fede

Allora c'è fede, quando qualcuno si accorge
della fogliolina sull'acqua o della goccia di rugiada,
e sa che esse sono – perché indispensabili sono.
Anche a chiudere gli occhi, anche a sognare,
noi scorgiamo del mondo soltanto quello che è stato,
e le acque del fiume trasportano la foglia più lontano.
Anche c'è fede quando uno si ferisce
il piede ad una pietra e sa che le pietre al mondo
ci sono perché feriscano i nostri piedi.
Guardate che lunghe ombre distende l'albero,
e l'ombra nostra e l'ombra dei fiori scendono sulla terra:
quello che non ha ombra non ha forza di esistere

da «Salvezza» scritta a Berkeley nel 1971

Dono

Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto, lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
Il male accadutomi, l’avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e le vele.

Prefazione (Cracovia, 1945)

Cos’è la poesia che non salva
I popoli né le persone?
Una complicità di menzogne ufficiali,
Una cantilena di ubriachi, a cui fra un attimo verrà tagliata la gola,
Una lettura per signorinette.
Che volevo una buona poesia, senza esserne capace,
Che ho capito, tardi, il suo fine salvifico,
Questo, e solo questo è salvezza.

Ars poetica? (Berkeley, 1968):
L’utilità della poesia sta nel ricordarci
quanto sia difficile restare la stessa persona,
perché la nostra casa è aperta, la porta senza chiave,
e ospiti invisibili entrano ed escono.
Ciò di cui parlo non è, d’accordo, poesia.
Perché è lecito scrivere versi di rado e controvoglia,
spinti da una costrizione insopportabile e solo con la speranza
che spiriti buoni, non maligni, facciano di noi il loro strumento.


Tarda maturità

Non subito
perché solo attorno ai novanta
si è aperta dentro di me la porta
e sono entrato nella chiarezza del mattino.
Sentivo allontanarsi da me una dopo l’altra
come fossero ladri le mie vite anteriori
con il loro tormento. Apparivano,
concessi al mio cesello, paesi, città, giardini,
golfi di mare, per venire descritti
meglio di tutti. Non ero
separato dagli uomini, ci univano
rimpianto e pietà, e dicevo:
Abbiamo dimenticato che siamo tutti
figli di un re, poiché veniamo da dove ancora
non c’era divisione tra il sì e il no,
né divisione tra c’è, ci sarà, c’è stato.

Siamo scontenti e facciamo uso
cento volte di meno del dono
che abbiamo ricevuto per il nostro lungo
viaggio. Atti di ieri e di secoli fa
– il colpo di una spada, il dipingerci
le ciglia davanti a uno specchio di lucido
metallo, lo spago mortale di un moschetto,
lo schianto di una caravella sugli scogli –
abitano dentro di noi e aspettano
il loro compimento. Ho sempre
saputo che sarei stato il lavoratore
di una vigna così come tutti gli uomini
che vivono il mio tempo, consapevoli
di ciò oppure inconsapevoli.
Czeslaw Miłosz
(traduzione di Giovanni Panfilio)

Il senso

– Quando morirò vedrò la fodera del mondo.
L’altra parte, dietro l’uccello, la montagna, il tramonto.
Il vero significato che vorrà essere letto.
Ciò ch’era inconciliabile si concilierà.
E sarà compreso ciò ch’era incomprensibile.
– Ma se non c’è una fodera del mondo?
se il tordo sul ramo non è affatto un segno
ma solo un tordo sul ramo, se il giorno e la notte
si susseguono senza badare a un senso
e non c’è nulla sulla terra, oltre questa terra?
Se così fosse, resterebbe ancora la parola
suscitata una volta da effimere labbra,
che corre e corre, messaggero instancabile,
nei campi interstellati, nei vortici galattici
e protesta, chiama, grida.


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